In Italia vi sono circa 1.700.000 professionisti iscritti agli Ordini e circa 3.200.000 (dati CENSIS) professionisti non regolamentati da albi o collegi che contribuiscono alla produzione del 15% del PIL.
I due mondi, da considerarsi omogenei per la caratteristica di trasformare una determinata conoscenza in prestazioni alla persona e all’impresa, atte a colmare importanti asimmetrie informative, non dialogano e non collaborano. La diversità di status giuridico provoca l’assenza dello sviluppo di quel mercato intra-professionale che è una delle chiavi di volta per nascita e crescita delle grandi società di matrice anglosassone e non solo. Le economie industriali avanzate sono diventate nel tempo da esportatrici di beni e manufatti a esportatrici di beni immateriali quali servizi finanziari, informatici o, per l’appunto, servizi professionali. L’Italia, al contrario, è importatrice netta di servizi professionali e ciò è un elemento, tra altri, che rende l’equilibrio della nostra ripresa economica incerto e precario.